venerdì 10 aprile 2015

VALPARAISO

Valparaiso, una città che infonde allegria, abbarbicata sulle colline che si affacciano sul porto con case in legno coloratissime quasi accatastate l'una sull'altra, murale ovunque e un dedalo di stradine che si arrampicano a formare un labirinto, naturalmente patrimonio dell'umanitaà, caratteristici ascensori del secolo XIX come qui gli chiamano non son altro che delle funicolari che salgono scricchiolando a fatica per ripidi pendii per arrivare a delle sommità dove il panorama e l'atmosfera bohemienne della città ti coinvolge. Così Neruda la definì ; Valparaiso che disparate eres... no acabas de peinarte, nunca tuviste tiempo de vestirte, siempre te sorprendiò la vida. Mi avventuro nella zona del porto  sfidando la sorte,  molto malfamata non senza la precauzione naturalmente di nascondere nello zainetto la mia reflex prestando la massima attenzione vicoli bui e gente all'apparenza gentile ma non si sa mai dove si nasconde il pericolo, comunque mi fermo in una vecchia trattoria per il pranzo, menù alla carta e molta cordialità della trattrice che mi serve con premura e sorpresa della visita di uno straniero nel covo della malavita, esco indenne dalla zona del porto e cammino per vie più rilassanti, per la città vecchia circolano ancora cigolando vecchi filobus che danno un tono dei tempi andati, una città che sembra rifiutare il progresso.  A Valparaiso l'anno scorso un violento incendio distrusse un'intero quartiere, facile immaginare le conseguenze con case fatte di legno, comunque i Cileni sono gente che non si perdono d'animo abituati a terremoti, alluvioni, sanno rimboccarsi le maniche e come si dice qui " sobresalir".

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